04/02/2023
TuscanEat – Cultura Enogastronomica Toscana
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TuscanEat – Cultura Enogastronomica Toscana
Cultura gastronomica Toscana

L’antica zuppa di cipolle, cipollata, carabaccia e acquacotta alla maremmana

da TuscanEat 5 Gennaio 2022
scritto da TuscanEat

Sin dai tempi più remoti, la cipolla era diffusa in tutta l’area del Mediterraneo. Nella celebre “Tomba dei Rilievi” a Cerveteri, si può vedere la cipolla affrescata sulle pareti; segno questo che già gli etruschi l’avevano in grande stima.

Tomba dei Rilievi – Necropoli della Banditaccia di Cerveteri

Ricette tipo la “carabaccia” o come la “cipollata“, si trovano quindi in diverse zone e non solo in Italia. Il nome carabaccia viene dal greco “Karabos” che vuol dire barca a forma di guscio.

Dal concetto di guscio si è poi passati, misteri delle lingue, al concetto di zuppiera e quindi di zuppa. La carabaccia viene citata da Cristoforo da Messisbugo, nel 1500, che la descrive con il nome di “Carabazada”.

Cristoforo da Messisbugo – Banchetti composizioni di vivande e apparecchio generale

Nella sua ricetta figurano, oltre alle cipolle, mandorle pelate pestate nel mortaio, aceto d’agresto, cannella e poco zucchero.

Evidentemente il Messisbugo seguiva la moda del tempo che prediligeva piatti in cui il dolce si univa al salato. Oggi una reminiscenza di quegli usi si ha nelle cipolline in agrodolce.

Cipollata

Si possono aggiungere anche 3 etti di rosticciana lessata, spolpata e fatta a piccoli pezzi.
Le carni, comunque , possono essere completamente eliminate, ottenendo cosi una semplice, ma gustosa minestra di cipolle

Carabaccia

Alcuni preparano la carabaccia, detta anche “zuppa di cipolle alla fiorentina”, aggiungendo alle cipolle gambi di sedano e carote, il tutto tagliato a fettine sottili.

Si piò servire accompagnandola con “uova in camicia” cotte in acqua bollente con aggiunta di aceto e sale.  Questa variante si ispira all’acquacotta maremmana.

L’ acquacotta, nata come zuppa povera dei carbonai o dei mandriani, nonostante i nome, non è una minestra leggera fatta solo di acqua e pochi odori. Anzi, l’acqua è un ingrediente secondario da quante cose ci sono in questa zuppa.
Le ricette di acquacotta sono molte e variano a seconda delle zone. Difficile dire quale sia quella vera, la prima, ‘originale. L’aggiunta di uova sia intere che frullate è antica e opportuna.

Riportiamo la “vera, antica ricetta” esposta in versi da Ennio Graziani nel suo ricettario maremmano.

“…affetti tre cipolle gaetane
assai fini, carota e bietolone,
una costa di sedano in tegame,
versi oglio d’uliva a profusione

… Ci metta mezzo chilo di pelati

e abbassi il toco, doppo aggiunga il brodo
ben caldo e quando so un po’ consumati,
butti dentro sei ovi interi a modo
che restino in camicia, affrittellati
guardi che il torlo non diventi sodo.
Ora nelle scodelle del servito
metta fette di pane contadino
raffermo di tre giorni o abbrustolito
e sopra gratti cacio pecorino.”

A parte la presenza delle uova, la differenza tra l’acquacotta e le altre Zuppe e ribollite toscane, sta nel fatto che, in queste ultime, il pane viene quasi sempre cotto insieme alle verdure e il formaggio non viene mai messo.

 

fonte: Cucina Toscana di Paolo Petroni

 

5 Gennaio 2022 0 commneto
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Cultura gastronomica Toscana

La Nepitella, un tocco in più per funghi e preparazioni trifolate

da TuscanEat 4 Gennaio 2022
scritto da TuscanEat

La nepitella viene chiamata, nelle campagne toscane, anche “nepetella” o “niepitella” o “niepeta“.

Il nome scientifico è “Nepeta Nepetella”, è una pianta erbacea della famiglia delle mente che cresce spontanea nei campi, lungo i muri esposti al sole e che viene usata soprattutto per cucinare i funghi.

I romani ne facevano largo uso e fin dai tempi più remoti è stata usata come condimento.

Il termine mentuccia , erroneamente associato a questa erba, è troppo vago, infatti tra mente e mentucce ci sono moltissime varietà poche delle quali adatte alla cucina. Da sottolineare che la mentuccia romana (celebre è il sodalizio con i carciofi) è diversa dalla nepitella toscana.

4 Gennaio 2022 0 commneto
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Prodotti tipici

Lardo di Colonnata IGP

da TuscanEat 4 Gennaio 2022
scritto da TuscanEat

Il Lardo di Colonnata IGP, dal colore bianco o leggermente rosato, a volte striato di magro, ha consistenza omogenea e morbida, gusto delicato e fresco, fragrante e ricco di aromi. Matura naturalmente nelle tradizionali conche di marmo con sale, erbe aromatiche e spezie tra le magnifiche Alpi Apuane.

È famoso in ogni continente e molto apprezzato per il notevole patrimonio gusto-olfattivo, che lo rende ideale per l’antipasto o con altre pietanze. Sempre pronto a raccontare la sua storia millenaria.

La zona geografica interessata alla produzione di lardo di Colonnata è rappresentata dal territorio denominato Colonnata frazione del comune di Carrara, provincia di Massa Carrara. Il prodotto è ottenuto dai tagli di carne suina, proveniente da allevamenti situati nel territorio delle regioni Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Umbria, Marche, Lazio e Molise.

Associazione Tutela Lardo di Colonnata
Piazza Palestro, 3
54030 – Carrara (MS)
Tel: +390585768069;
e-mail: asstutlardocolonnata@tiscali.it

4 Gennaio 2022 0 commneto
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Prodotti tipici

Olio Extravergine di Oliva DOP Terre Di Siena

da TuscanEat 4 Gennaio 2022
scritto da TuscanEat

Olio Dop Terre di Siena: colore dal verde al giallo, odore fruttato, gusto con note di amaro e piccante ed un’acidità massima a 0,50%. Nasce dalla spremitura meccanica di olive raccolte dalla pianta e valorizza i piatti della tradizione toscana, dal pinzimonio alla carne grigliata.

Dal 2001 il Consorzio ne tutela l’immagine verso operatori e consumatori.

4 Gennaio 2022 0 commneto
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Cultura gastronomica Toscana

Insalata di Caterina o rinascimentale

da TuscanEat 4 Gennaio 2022
scritto da TuscanEat

Questa gustosa insalata prende il nome dalla famosa Caterina de’ Medici, ma non ci sono prove che sia di sua invenzione o che ne fosse ghiotta.

E’ comunque nota anche con i nomi di “Misticanza del pastore” (dal verbo “misticare”, mescolare o rimestare) o “Insalata rinascimentale”.

Le erbe di campo da usare sono: cicerbita, terracrepolo, ceciarello, salvastrella, barba di cappuccino, radicchietto, lattughino, pisciacane, raperonzolo, ruchetta.

4 Gennaio 2022 0 commneto
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Cultura gastronomica Toscana

Gli antipasti nella cucina toscana

da TuscanEat 4 Gennaio 2022
scritto da TuscanEat

Nel Rinascimento si chiamavano “Servizi di credenza”. Poi più tardi, quando cambiò la struttura del banchetto, si chiamarono “principi”‘. Era un bel nome, ma non ha resistito all’usura del tempo. Ora si chiamano, sull’onda del francese “hors d’oeuvre, antipasti.

In Toscana, nei pranzi più importanti e nei giorni di festa, l’antipasto c’è sempre stato. Un tempo si cominciava con il brodo e poi si proseguiva con crostini e affettati. Oggi l’ordine è stato invertito secondo le usanze delle altre regioni italiane, ma è stato un errore. Gli antipasti vengono suddivisi, specialmente nei ristoranti, in antipasti di terra e di mare.

I cosiddetti antipasti di terra consistono essenzialmente in affettati e crostini. I salumi tipici sono il famoso prosciutto toscano (noti quelli del Casentino e dell’Amiata) che può essere servito anche con il popone (quest’usanza non è poi così recente). Ricordiamo poi le saporite salsicce secche di cinghiale, il salame toscano, la soppressata (chiamata anche capacciao capocchia), il buristo o biroldo, la filza o capocollo o coppa, la spalla , il rigatino o pancetta stesa, il lardo (celebre quello di Colonnata) e, solo a Firenze, la finocchiona nota anche con il nome di “sbriciolona”.

Il tutto viene servito accompagnato da sott’oli e sott’aceti vari e, specie in Versilia, con olive sotto ranno (acqua e sale). Per quanto riguarda i crostini si trovano in giro molte versioni ma i più classici sono quelli di fegatini e milza preparati con pane di campagna abbrustolito o inumidito con brodo o vin santo secco. Oggi sono abbastanza frequenti le insalate di trippa, la panzanella e la cosiddetta insalata di Caterina.

Gli antipasti di mare, più moderni e meno “storici”, consistono in acciughine crude al limone, insalate di mare, polpo e muscoli sott’olio. Quasi scomparse sono le aringhe sott’olio e le preparazioni “marinate” (fritte e messe sott’aceto). Recentemente è diventato di gran moda servire come antipasto dei pesciolini fritti “mangiatutto”. Se in zona di fiume si usano le alborelle, se in zona costiera si friggono i crognoletti o latterini.

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Cultura gastronomica Toscana

Dal Bosco al piatto: cento modi di preparare i funghi

da TuscanEat 28 Dicembre 2021
scritto da TuscanEat

Ben noti ai toscani doc, e soprattutto a chi fa pratica di cercatore, sono i modi di cucinare i funghi. Il porcino, ad esempio, è buono trifolato, in umido, fritto, in gratella oppure sott’olio o essiccato per i sughi. L’ovolo, invece, qui si preferisce mangiarlo in insalata, ma è ottimo anche fritto e in gratella.

Nell’antica tradizione contadina i funghi si cucinavano anche in umido, al sugo e a frittata. Fra le ricette più intelligenti, inventate da originali chef di montagna, si ricordano le pappardelle coi funghi, fatte di funghi porcini e anche di zucchine e melanzane; le crespelle, frittatelle con passata di funghi, la galantina di anatra in crosta fasciata con ristretto di funghi secchi e freschi.

Quanto ai funghi sott’olio (ma si possono anche preparare funghi freschi sott’aceto o in salamoia),per i quali è d’obbligo usare l’extravergine, non dimenticare di aggiungere, secondo i gusti, foglie di alloro, chiodi di garofano, bacche di ginepro o cannella.

In insalata, trifolati, sott’olio, per insaporire con salse e ragù minestre e pietanze, i funghi sono un ottimo cibo, purché sapientemente trattati.

Una volta colti, i funghi freschi non vanno tenuti a temperatura ambiente, pena la loro alterazione. Né vanno lavati sotto l’acqua corrente, ma ripuliti con un panno umido. Per mantenerli per qualche giorno vanno messi in frigorifero; per conservarli più a lungo si possono mettere nel surgelatore in opportuni sacchetti. Quanto ai funghi sott’olio, è bene scegliere quelli adatti e cioè porcini, Ovoli, prataioli ,galletti.

Vanno poi bolliti per circa un quarto d’ora in una soluzione di acqua e aceto, con una fetta di limone, quindi vanno posti ad asciugare su un telo per alcune ore. Infine vanno conservati in vasetti di vetro con olio extravergine d’oliva, meglio se con una foglia d’alloro, o chiodi di garofano o bacche di ginepro. Il tutto serbato in luogo fresco e al buio.

Ed eccoci alle procedure per ottenere ottimi funghi essiccati. Appena colti meglio se si tratta di porcini, ovoli, gallinacci, russule, che sono i più adatti devono essere tagliati a fettine longitudinali. Vanno quindi seccati su tralicci ,ma non al sole diretto, bensì a un’ombra ventilata. L’essiccazione deve essere completa per evitare che poi compaiano muffe.Quindi i funghi tagliati ed essiccati vanno riposti in vasetti. Da funghi essiccati si può anche ottenere, previo macinatura, una polvere gradevolmente aromatica con cui insaporire minestre, salse e ragù.

28 Dicembre 2021 0 commneto
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Cultura gastronomica Toscana

Il Fiasco antico contenitore per il vino

da TuscanEat 28 Dicembre 2021
scritto da TuscanEat

Il Carro Matto a Firenze: Festa del Vino e della Vendemmia

Dopo una lunga eclisse, questo bellissimo oggetto sta tonando alla ribalta.

È il caso del vecchio toscanello, rivestito in erba palustre, capacità due litri, impiegato ad esempio, nell’esportazione, nella forma del toscanello strapeso, di vetro più resistente.

Meno usato invece quel fiasco, detto pulcianello, un tempo contenitore dei vini di Montepulciano.

La storia del fiasco toscano è molto antica. Già egiziani e fenici conoscevano l’arte di lavorare il vetro, tanto che più tardi, grazie ai commerci navali, gli etruschi introdussero in Toscana oggetti di vetro.

Nella seconda metà del Duecento nelle valli dell’Arno dell’Era e dell’Elsa si hanno le prime notizie di maestri vetrai e bicchierai, cosi erano chiamati soprattutto nel Trecento i vetrai toscani.

È nella metà del Quattrocento che nascono i fiascai, cioè quegli artigiani che rivestono i fiaschi della caratteristica erba sala, erba palustre rigogliosa introno all’Arno e alle paludi di Fucecchio.

Da allora in Toscana in fiasco divenne il vero se non unico contenitore per il vino tanto sulle tavole dei nobili che su quelle del popolo.

Dopo una lunga eclisse, questo bellissimo oggetto sta tonando alla ribalta.

L’antico mestiere della fiascaia

È il caso del vecchio toscanello, rivestito in erba palustre, capacità due litri, impiegato ad esempio, nell’esportazione, nella forma del toscanello strapeso, di vetro più resistente.

Meno usato invece quel fiasco, detto pulcianello, un tempo contenitore dei vini di Montepulciano.

La storia del fiasco toscano è molto antica. Già egiziani e fenici conoscevano l’arte di lavorare il vetro, tanto che più tardi, grazie ai commerci navali, gli etruschi introdussero in Toscana oggetti di vetro.

Nella seconda metà del Duecento nelle valli dell’Arno dell’Era e dell’Elsa si hanno le prime notizie di maestri vetrai e bicchierai, cosi erano chiamati soprattutto nel Trecento i vetrai toscani.

Marcello Mastroianni e il fiasco, simboli del made in Italy

È nella metà del Quattrocento che nascono i fiascai, cioè quegli artigiani che rivestono i fiaschi della caratteristica erba sala, erba palustre rigogliosa introno all’Arno e alle paludi di Fucecchio.

Da allora in Toscana in fiasco divenne il vero se non unico contenitore per il vino tanto sulle tavole dei nobili che su quelle del popolo.

 

28 Dicembre 2021 0 commneto
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Cultura gastronomica Toscana

L’origine dei crostini alla toscana

da TuscanEat 27 Dicembre 2021
scritto da TuscanEat

Un tempo non si mangiava nei piatti. L’uso di avere un piatto individuale dove appoggiare i cibi è infatti abbastanza recente.

Basta osservare i quadri che rappresentano i banchetti rinascimentali per accorgersi che le tavole erano praticamente vuote.
Si portavano le carni e i pesci in grandi vassoi dai quali ognuno prendeva ciò che desiderava, lo mangiava e semmai lo posava su fette di pane.

Queste fette raccoglievano olietti, sughi vari e pezzetti di carne divenendo così saporite e gustose.

Erano le antenate dei nostri crostini: fette di pane ricoperte con un trito delle parti più povere degli animali.

Il pane siccome di solito era piuttosto duro (una volta il pane si faceva una volta la settimana), veniva prima abbrustolito e poi bagnato nel brodo o nel vino per renderlo mangiabile.

Non si tratta di un vero e proprio piatto, né di una specifica pietanza, bensì di una popolare e rustica leccornia amatissima dai toscani, grandi valorizzatori del loro pane non salato. I crostini hanno a che fare con la pur diversa fettunta e con la bruschetta. Anche l’Artusi li annette nel suo borghese ricettario, tanto che ne enumera questi diversi tipi: crostini di beccaccia, di capperi, di fegatini di pollo, di fegatini e acciughe, di milza, di tartufi, “di tre colori” (verde di spinaci, bianco e giallo dell’uovo), crostini fioriti, crostini di caviale e burro.

Fra le ricette fiorentina vi sono anche i crostini dolci, detti “della nonna” che si fanno zuppando fettine di pane nel latte caldo, poi infarinandole, passandole nell’uovo e nel pangrattato e poi fritte. Su di esse si mette, da ultimo, della composta di frutta cotta con buccia di limone

27 Dicembre 2021 0 commneto
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Prodotti tipici

Fungo di Borgotaro IGP

da TuscanEat 23 Luglio 2021
scritto da TuscanEat

Di un «… inodorato boleto» si parla in uno scritto di A.C. Cassio (1669-1760), canonico della Corte Pontificia nativo di Borgotaro, il quale affermava che il porcino costituiva già allora una buona fonte di reddito per le famiglie locali; a partire dalla fine dell’Ot- tocento, grazie alle Ditte Colombo Calzolari e Bruschi Lazzaro, si posero le basi per una produzione e commercializzazione moderna e razionale del prodotto.

Sotto la definizione “Fungo di Borgotaro” si elencano quattro varietà.

Il Boletus aestivalis (o “fungo rosso”) ha cappello emisferico e convesso-pulvinato, cuticola pubescente secca e colore bruno rosso; il gambo, sodo e grosso alla base, è dello stesso colore del cappello ma con toni più chiari; ha una consistenza più soffice. Il cappello del Boletus pinicola (o “moro”) ha cuticola pruinosa biancastra e colore bruno rossiccio-vinoso; il gambo, tozzo e sodo, ha colore che va dal bianco all’ocra al bruno rossiccio. Il Boletus aereus (o “magnan”) ha cappello emisferico, poi convesso e piano-allargato, cuticola secca e vellutata, di colore bronzo-ramato; il gambo è sodo, di colore bruno-ocraceo, finemente reticolato; la carne, soda e bianca, ha sapore e odore intensi. Il cappello del Boletus edulis (o “fungo del freddo”) ha forma simile al precedente con cuticola non separabile e colorazione che va dal bianco crema al bruno castano al bruno nerastro; il gambo sodo, panciuto prima allungato poi, ha colore biancastro tendente al nocciola; la carne è soda e bianca.

Il Boletus aestivalis nasce nei castagneti tra maggio e settembre;  il  Boletus  pinicola  è  presente nei  castagneti  in  estate,  nei  faggeti  e sotto  l’abete  bianco  in  autunno;  il Boletus aereus nei querceti e castagneti tra luglio e settembre; il Boletus edulis nei boschi di faggio, abete e castagno tra fine settembre e la prima neve.

23 Luglio 2021 0 commneto
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Prodotti tipici

Cinta Senese DOP

da TuscanEat 23 Luglio 2021
scritto da TuscanEat

La “Cinta Senese” è la denominazione di origine protetta riservata alle carni, a tutte le porzioni edibili, ottenuta da animali allevati in Toscana, conformemente al disciplinare, allo stato brado/semi brado di suini di pura razza cinta senese.

Si produce in tutta la Toscana fino ai 1200 msl, territorio che si distingue per i suoi boschi misti ricchi di specie quercine, idonee alla produzione della ghianda e per i suoi terreni seminativi marginali.

L’intervento dell’uomo, nei secoli, ha selezionato la razza cinta senese, robusta negli arti, nella struttura in generale, in possesso di caratteristiche di ruralità, frugalità, adattamento e resistenza alle malattie, in grado di utilizzare quasi esclusivamente le risorse naturali tipiche dell’ambiente toscano. La razza ha taglia media, cute nera, setole nere poco folte, ed una caratteristica fascia bianco rosata (una sorta di cintura, per l’appunto) che cinge torace, spalle, garrese e arti anteriori. Il grifo si presenta più allungato e stretto rispetto alle altre razze di maiali, un adattamento ad uno stile di vita più rustico; la coda con pennacchio di setole in fondo è quasi sempre portata senza ricciolatura. Le orecchie sono di piccola dimensione, dirette in avanti e un po’ in basso, a coprire gli occhi dai rovi e dalle sterpaglie.
La presenza della razza in Toscana ha origini antichissime e le sue rappresentazioni sono state trovate un po’ dappertutto.

Possiamo affermare, senza timori di smentita, che le carni, i salumi ed il grasso di questo animale hanno dato un contributo notevole al miglioramento delle condizioni di vita in questa zona di Italia; infatti ritroviamo esemplari di cinta senese dipinti in un manuale di medicina risalente al XIV secolo: probabilmente i depositi adiposi erano preziosi oltre che per l’alimentazione, anche per la preparazione di unguenti e pomate. L’allevamento di questa razza suina ha superato, quasi indenne, molteplici vicende storico-culturali, dall’inizio dell’Evo Moderno, fino alla fine della mezzadria e anche nell’immediato secondo dopoguerra. A memoria d’uomo si ricorda sempre il leggendario “Verro Cinto” di proprietà dei Ricasoli di Brolio come il più ambito esemplare per le riproduzioni.

Quasi tutte le famiglie contadine allevavano qualche cinta per poi lavorarne le carni e fare scorta di salumi fino agli anni ’50, quando razze più prolifiche e a minor ciclo d’ingrasso, non idonee all’allevamento brado, hanno mutato il panorama allevatoriale della Toscana causando quasi l’estinzione della razza cinta senese.

L’interesse per il ripristino in purezza della razza è della fine degli anni ’70. La Regione Toscana, la Provincia di Siena, l’Associazione degli Allevatori Senesi ed altri Enti preposti hanno fatto un notevole sforzo per raggiungere un numero sufficiente di animali atto a togliere la razza cinta senese dalla lista delle specie in estinzione, diffondendo nuovamente questa razza autoctona in tutta la Toscana, conservando le modalità tradizionali di allevamento per ottenere carni la cui fama è nota nel mondo.

L’allevamento consiste nel “pascolamento” degli animali, che si cibano da quanto fornito dal pascolo in bosco e/o in terreni nudi seminati con essenze foraggere e cerealicole; la dieta è quindi costituita prevalentemente di tuberi, radici e materiale organico del tappeto erboso: per trovare questi alimenti è dotato di un olfatto molto sviluppato e nello stesso tempo adatto anche alla ricerca ed al rimescolamento della terra. Di notte viene ricoverato.
E’ proprio la salvaguardia di tale forma di allevamento negli ambienti toscani, che prevede l’utilizzo da parte dei suini delle risorse fornite dai boschi e dai terreni, che consente un contenimento di problemi sanitari e un’assenza di stress nell’animale tipici degli allevamenti stabulari, fattori che si manifestano favorevolmente sulle caratteristiche compositive e qualitative delle carni.

L’alimentazione costituita dalle essenze tipiche dei boschi e dei pascoli toscani, influisce nella carne “Cinta Senese” sia per una leggera infiltrazione di grasso intramuscolare visibile sui tagli, oltre che un contenuto minimo in grasso, non comune a tutte le carni suine, e considerato un importante valore che assicura gusto e sapidità alla carne, grasso interessante anche nella composizione degli acidi grassi insaturi con una maggior quantità di acido oleico, precursore di aromi favorevoli alle caratteristiche organolettiche della carne ed una minore percentuale di acido linoleico, che in quantità eccessive porta a scadimento della qualità del prodotto.

Consorzio di tutela della Cinta Senese
Strada di Cerchiaia, 41/4
53100 – Siena (SI)
Tel: +39 0577 1606961; Fax: +39 0577 1601244
e-mail: info@cintasenesedop.it
web: http://www.cintasenesedop.it

23 Luglio 2021 0 commneto
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Esperienze enogastronomiche

Tour alla scoperta dei vini di Bolgheri

da TuscanEat 1 Marzo 2021
scritto da TuscanEat

Bolgheri Discovery Wine Tour

Questa visita guidata con degustazione si svolge nell’azienda vitivinicola più vicina al mare dell’intera denominazione Bolgheri Doc. Ad accogliervi, oltre alla nostra guida esperta, la bellezza di un ambiente incontaminato, circondato da pinete, macchia mediterranea, vigneti, olivete e, sullo sfondo, il blu e l’oro del litorale.

Verrete introdotti ad una filosofia produttiva attenta alla fertilità del terreno e all’equilibrio delle vigne, capace di far esprimere al meglio le caratteristiche dei vitigni e del terroir che li nutre. Nella bottaia scoprirete l’approccio naturale alla vinificazione e alla maturazione, eseguite esclusivamente in tini di cemento grezzo e in grandi botti di rovere francese non  tostato.

Comodamente seduti nella nostra affascinante sala degustazione, potrete infine abbandonarvi agli aromi e i sapori che questa meravigliosa terra fa esprimere ai suoi vini, ormai sempre più apprezzati in tutto il mondo sia dalla critica e che dai consumatori.

Tenuta Le Colonne è così vicina al mare che dai suoi vigneti si percepiscono nitidamente le dune ricoperte di pinete, il blu del Tirreno e le isole dell’arcipelago toscano: un quadro naturalistico di rara bellezza in cui viene svolto un lavoro rispettoso della natura e del ritmo vegetativo dei vigneti.

I vini della tenuta, prodotti con fermentazioni spontanee su lieviti autoctoni e un invecchiamento atto a sottolineare i caratteri tipici dei vitigni e del terroir, puntano alla freschezza, all’eleganza e ad una grande bevibilità.

Il loro assaggio guidato avviene in locali di grande fascino, allestiti in un bell’edifico colonico circondato da un giardino che parla mediterraneo, un vero omaggio agli aromi di questa terra: mirto, agavi, rose, lentisco e, ovviamente, oleandri e corbezzoli.

Luca Carnesecchi
Titolare di Italia Highlights Tour Operator

348.8842542

info@relaisdeimolini.it
sales@italiahighlights.com

1 Marzo 2021 0 commneto
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Esperienze enogastronomiche

Trekking & wine sulla Costa Toscana

da TuscanEat 26 Febbraio 2021
scritto da TuscanEat

Bolgheri Discovery Wine Tour

“Natura, Sport e Benessere” La Costa degli Etruschi è un tratto di costa caratterizzato da una natura rigogliosa e dalla forza dei suoi colori, da spiagge bellissime e diversificate e dalle tracce di una storia millenaria, un luogo affascinante e misterioso. Meta ideale per gli amanti degli sport all’aria aperta, la Costa degli Etruschi offre un notevole ventaglio di opportunità grazie ai numerosi itinerari che possono essere esplorati a piedi, a cavallo o in mountain bike o in e-bike, oltre che ad un mare cristallino a breve distanza da una fitta pineta e macchia mediterranea ai parchi archeologici e naturali.

Una terra di grandi vini e di eccellenze e produzioni gastronomiche ed artigianali uniche.

Nell’entroterra si sviluppano percorsi panoramici e naturalistici immersi in una natura sempre sorprendente tra il mare ed i borghi medievali.

Vi porteremo a scoprire le vecchie vie di comunicazione, le testimonianze dei tempi passati, i vecchi mestieri, le produzioni, gli artigiani, le aziende vitivinicole e scorci di territorio unici.

Giorno 1
Arrivo a Castagneto Carducci con mezzi propri. Check-in al Relais dei Molini, tempo per relax ed aperitivo nella piscina idromassaggio panoramica

Cena in ristorante di charme sulla Bolgheri Doc

Giorno 2
Una giornata dedicata al trekking sulle colline di Castagneto Carducci, attraverso antichi sentieri, la macchia mediterranea e panorami sulla campagna bolgherese ed il mare.

Itinerario dei Molini e Michele Satta

Percorso: lunghezza Km. 6 circa. Tempo di percorrenza: 4 ore circa. Difficolta’: L’itinerario risulta piuttosto impegnativo nella parte terminale a causa del dislivello da superare. Caratteristiche: come il percorso n° 1 per la flora e la fauna, anche se il Percorso si caratterizza per la presenza di reperti storici. Dopo circa 1 Km. Dalla partenza si incontra il Mulino del Rotone, il piu’ antico ed importante del territorio del Comune di Castagneto Carducci, divenuto tale grazie alla presenza a monte di numerose sorgenti. Recentemente la costruzione e’ stata ristrutturata con meticolosita’ e pertinenza in ogni sua parte. Piu’ in alto si trovano i ruderi del Mulino di Mezzo e del Mulino di Cima. Proseguendo sul Percorso si incontrano, oltre alle numerose carbonaie, due suggestivi ponti di pietra risalenti alla meta’ del secolo scorso dove, anche attualmente, passa l’acquedotto (Ponte di Sotto e Ponte di Sopra). L’area di sosta e ristoro si incontra dopo circa 1 Km dal Ponte di Sopra. Nei pressi dei ruderi “La Fiora” si puo’ ammirare la sorgente denominata “Bolla del Conte Piero”, dopodiche’ si arriva al crocevia al termine del Percorso. A questo punto si puo’ scegliere il percorso n° 1, seguendolo a ritroso fino a Castagneto Carducci, il Percorso n° 3 che porta a San Carlo, oppure tornare indietro seguendo il tragitto appena percorso, a ritroso fino a Castagneto Carducci. Al termine della nostra escursione, concludiamo la visita alla vicina cantina di Michele Satta per una degustazione di alcuni dei più grandi vini della Bolgheri Doc.

Nel pomeriggio tempo libero per scoprire il borgo di Castagneto Carducci ed alcune delle attività artigianali quali il Liquorificio Borsi o la sartoria Arte e Moda. Un’opportunità per visitare I luoghi del Carducci, la piccola casa museo ed il museo archivio. Cena in ristorante tradizionale nel borgo a base di piatti storici e ricette della tradizione.

Giorno 3
Dopo la colazione al Relais, partenza per Populonia con la guida ambientale per un’escursione tra macchia mediterranea e mare.

Sentiero dei Cavalleggeri e Buca delle Fate

Si cammina sospesi tra cielo e mare nella fitta vegetazione mediterranea affacciati sulle isole dell’Arcipelago Toscano. L’antica Via dei Cavalleggeri era custodita da «finanzieri» medievali su concessione dello Stato Pontificio alla Repubblica Pisana per esercitare giurisdizione e controllo su questo tratto di costa. In realtà i cavalieri avevano anche un’importante funzione sanitaria e controllavano il territorio per evitare che malattie infettive come il colera e il tifo dal mare si diffondessero nell’entroterra. Dopo una breve sosta al Monastero di San Quirico, proseguiamo la nostra ascesa fino ad arrivare ad un punto panoramico da dove, proseguendo attraverso sentieri lungo costa, raggiungiamo la splendida Buca delle Fate, una delle più belle calette e spiagge della costa. Pranzo con prodotti del territorio. Si rientra a Populonia per una breve visita del borgo medievale.

Luca Carnesecchi
Titolare di Italia Highlights Tour Operator

348.8842542

info@relaisdeimolini.it
sales@italiahighlights.co

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Esperienze enogastronomiche

Un week-end alla scoperta dell’olio di oliva della costa toscana

da TuscanEat 26 Febbraio 2021
scritto da TuscanEat

Bolgheri Discovery Wine Tour

Un week-end dedicato alla scoperta dell’olio di oliva della costa toscana. Un programma di attività che prevede la raccolta delle olive direttamente dalla nostra oliveta, un approfondimento sulla produzione dell’olio di oliva tenuto da un tecnico agronomo locale, la visita al frantoio oltre a degustazioni di olio e di vino con menu della tradizione.

Giorno 1:
Arrivo a Castagneto Carducci con mezzi propri. Check-in al Relais dei Molini, tempo per relax ed aperitivo nella piscina idromassaggio panoramica. Cena in ristorante con menu della tradizione

Giorno 2:
Dopo la prima colazione, iniziamo la nostra giornata dedicata alla scoperta dell’olio di oliva. Passeremo la mattina nella nostra oliveta centenaria, stendendo le reti per raccogliere le olive coadiuvati dai nostri esperti raccoglitori. Pranzo in oliveta a base di prodotti locali. Nel pomeriggio il frutto del nostro lavoro sarà portato al frantoio locale e, dopo le varie fasi di lavorazione, avremo finalmente il nostro olio extra vergine di oliva.
La cena sarà organizzata in un locale agriturismo con degustazione di diverse varietà di olio.

Giorno 3:
Dopo la prima colazione e il check out incontriamo un produttore locale che vi racconterà la storia della sua azienda, la sua passione per l’olio e per il vino in una terra ricca di eccellenze. Seguirà una degustazione guidata dei prodotti dell’azienda

Tariffe pacchetto per 2 notti minimo 8 partecipanti

Luca Carnesecchi
Titolare di Italia Highlights Tour Operator

348 8842542

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Esperienze enogastronomiche

Truffle Experience

da TuscanEat 26 Febbraio 2021
scritto da TuscanEat

Una esperienza a contatto con la natura nei boschi dell’entroterra toscano.

Ciclo biologico del tartufo, habitat naturale ed addestramento del cane (vero protagonista dell’esperienza) sono solo alcuni degli argomenti trattati durante la permanenza nel bosco.

Al termine della caccia, pranzo a base di tartufo fresco di stagione e selezione di prodotti al tartufo

Luca Carnesecchi
Titolare di Italia Highlights Tour Operator

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Esperienze enogastronomiche

Inside wine and food experience

da TuscanEat 26 Febbraio 2021
scritto da TuscanEat

Un soggiorno per appassionati e cultori dei grandi vini. Un’opportunità per incontrare e conoscere famosi produttori della Bolgheri Doc, per apprendere le tecniche di produzione, la storia e le ultime tendenze di una delle zone di produzione vitivinicola più famose al mondo.

I programmi di attività prevedono visite in cantina, visite in vigna con l’agronomo o semplicemente una degustazione con sommelier e cene private il produttore o esperti enologi ed agronomi. 

Un’opportunità per accompagnare la degustazione dei grandi vini di Bolgheri ad un menu della tradizione e scoprire sapori e profumi che solo una terra nobile può riservare

Luca Carnesecchi
Titolare di Italia Highlights Tour Operator

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Esperienze enogastronomiche

I sapori della tradizione di Bolgheri

da TuscanEat 26 Febbraio 2021
scritto da TuscanEat

Una giornata tra borghi medievali, famose cantine ed eccellenze del «Made in Italy»

Un tour alla scoperta delle gemme culturali e tradizionali della Costa degli Etruschi, con alcune fantastiche esperienze e programmi di attività. Un’occasione per assaggiare alcuni degli eccellenti prodotti locali come, l’olio d’oliva, i grandi vini, i liquori, i fantastici formaggi biologici, alcuni dei migliori piatti tradizionali

Infine, una opportunità per visitare graziosi villaggi incastonati tra le colline ed il mare, dove lo stile di vita rimanda ai tempi passati, con un ricco patrimonio incentrato su incredibili specialità regionali, la natura e molte altre eccellenze del made in Italy

Luca Carnesecchi
Titolare di Italia Highlights Tour Operator

348.8842542

info@relaisdeimolini.it
info@italiahighlights.com

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Approfondimenti

Il miele di Girasole, proprietà e benefici

da TuscanEat 9 Febbraio 2021
scritto da TuscanEat

Il sapore del miele di girasole è molto dolce, il gusto viene spesso definito leggero, con retrogusti erbosi, in alcuni casi con richiami a frutti esotici.

Alcune delle proprietà e dei benefici che vengono attribuiti al miele di girasole:

1) Contro i malanni di stagione: Secondo la medicina popolare, il miele di girasole è un vero e proprio prodotto febbrifugo, anche piuttosto potente.

2) Ricco di minerali: Grazie ai suoi preziosi minerali come calcio e magnesio il miele di girasole ha la caratteristica di favorire la calcificazione delle ossa. Questo significa che possono farne uso tutte quelle persone che hanno bisogno di rinforzare il proprio scheletro, come bambini e anziani. Denti e ossa ne trarranno sicuramente beneficio.

3) Abbassa il colesterolo: La proprietà benefica più nota del miele di girasole è quella di indurre un abbassamento dei livelli di colesterolo. Per godere di questo interessante effetto, dobbiamo assumerlo regolarmente ogni giorno, abbinandolo a uno stile di vita sano ed equilibrato (ovviamente non dobbiamo aspettarci miracoli immediati e non dobbiamo usarlo come una vera e propria medicina).

4) Ottimo ricostituente: Abbinato ad alcune tisane depurative insieme a qualche goccia di vero limone biologico il miele di girasole è un ottimo alleato della salute nella stagione invernale..

 

Diego Bonanni
Apicoltore proprietario della Apicoltura la Valle Graziosa

340 09 25 293
apicolturavallegraziosa@gmail.com

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Approfondimenti

Il miele di Tiglio, proprietà e benefici

da TuscanEat 9 Febbraio 2021
scritto da TuscanEat

Il miele di tiglio si presenta in una colorazione piuttosto chiara, ambrata, con la possibilità di scorgere anche riflessi tendenti al giallo-verde nelle sue varietà più pure.

Come tutti i tipi di miele, tende naturalmente alla cristallizzazione, anche se per il tiglio essa è un’operazione che avviene piuttosto lentamente.
Una volta cristallizzato, il miele di tiglio diventa color bianco-avorio.

Al gusto, restituisce un sapore fresco, dolce, aromatico e che ricorda le erbe di montagna e la menta, pur conservando una certa intensità e persistenza.

Le proprietà del miele di tiglio sono numerose:

Oltre alla normale azione anti-infiammatoria, antibatterica e anti-ossidante che condivide con le altre tipologie di miele, quello di tiglio presenta anche delle caratteristiche peculiari, che lo rendono un miele molto versatile e apprezzato da molti.

Svolge la funzione di un vero e proprio anti-spasmodico, funzionando da calmante del sistema nervoso, e viene spesso utilizzato come lenitivo per contrastare gli stati ansiosi e i disturbi che ne derivano.

È particolarmente adatto a coloro che soffrono d’insonnia e ha anche proprietà anti-piretiche e aiuta a depurare il nostro organismo.

Inoltre, è consigliato a chi soffre di problemi di digestione, cardiaci e circolatori, favorendo la prevenzione di infarto e trombosi grazie alla presenza di potassio e di vitamine come il beta-carotene, vitamina K, B ed E.

Come per tutte le altre tipologie di miele, è sempre consigliata l’assunzione di miele grezzo, non sottoposto a nessun genere di lavorazione industriale o adulterazione. Processi come la pastorizzazione privano il miele di tutte le sue proprietà benefiche. Per questo motivo, è buona abitudine scegliere un miele prodotto localmente, magari dall’apicoltore di fiducia, la cui origine è sicura e controllata.

Scegliere un prodotto di qualità è il primo passo per poter davvero godere di tutti i benefici che questo fantastico alimento ha da offrire.

Diego Bonanni
Apicoltore proprietario della Apicoltura la Valle Graziosa

340 09 25 293
apicolturavallegraziosa@gmail.com

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Birra artigianale

Radical Brewery

da TuscanEat 6 Febbraio 2021
scritto da TuscanEat

Chi siamo 

Radical Brewery & Radical Farm nasce nel 2020 come progetto integrato per curare la coltivazione, la produzione e la commercializzazione di birre artigianali “radicalmente toscane” senza compromessi.

Radical Brewery si fonda sull’esperienza e la profonda conoscenza del processo di produzione, dalla volontà di tre amici di Lucca di realizzare a un’idea nuova di birra artigianale: un prodotto che dalla terra al boccale segue un processo produttivo controllato, garantito, di elevatissima qualità e con indicazione geografica specifica: Lucca, Toscana.

Radical è la birra, Radical è la filiera, Radical è la coltivazione, Radical è il terroir.

Da qui il nostro motto: Make a choice, be radical!

Per il momento abbiamo 4 etichette: Crop Circles, birra wit bianca in stile belga; Before the Storm, birra APA senza glutine; American Tea, birra ambrata bitter gluten free; Abbey Life, birra strong ale in stile belga. Le birre Radical sono acquistabili anche online sul nostro ecommerce https://www.radicalbrewery.it/

Contatti

Per informazioni, prenotazioni, degustazioni: info@radicalbrewery.it e http://m.me/radicalbrewery
Per acquistare birre e accessori online: www.radicalbrewery.it

Dove siamo

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Cacciatori di cibo

Le Calle una realtà tra mare e montagna

da Nicola Venturi 30 Dicembre 2020
scritto da Nicola Venturi

L’azienda agricola Le Calle si trova a Cinigiano, tra l’alta maremma ed il Monte Amiata, la DOC è quella del Montecucco nata solo alla fine degli anni 90, incastonata tra le DOCG del Brunello di  Montalcino e Morellino di Scansano, i comuni di produzioni sono sette: Arcidosso, Campagnatico ,Castel del Piano, Cinigiano, Civitella Paganico, Roccalbegna, Seggiano.

Oggi il Montecucco attira l’attenzione di imprenditori decisi ad investire, ma la realtà storica parla di agricoltura e allevamento, realtà bucoliche dove il vino era parte integrante della vita contadina.

Il sangiovese è il vitigno principale e in questo territorio esprime un’acidità importante che permette evoluzioni interessanti nel corso degli anni.

In questo contesto va inserita Le Calle di  Riccardo Catocci che sin da ragazzo si dedica all’agricoltura, non avendo finito gli studi, per i quali dice di non essere stato particolarmente avvezzo, ma al contrario ha sempre avuto una sensibilità innata nei confronti della natura e della vita contadina, unica passione che esula dal mondo bucolico è quella per le moto delle quali ne possiede orgogliosamente alcune.

 

Riccardo oggi è un uomo di cinquanta anni che insieme alla moglie Sabina, diplomata alla scuola delle belle arti di Firenze e si occupa infatti disegnare le etichette dei vini, gestisce da trenta anni un’azienda agricola biologica a ciclo chiuso. Non possiamo capire Le Calle se non consideriamo che i 7 ha vitati fanno parte di un complesso che comprende: 7 ha di uliveti, 80 ha di campi agricoli per la coltura dei grani antichi, farro, ceci, cicerchie, lenticchie inoltre grano e legumi per l’alimentazione del bestiame tra cui le meravigliose vacche autoctone maremmane, gli asini, le pecore ed i maiali cinta senese allo stato brado.

E’ una realtà tra mare e montagna in quanto dal terrazzo della cantina si può scorgere verso ovest il Mar Mediterraneo e verso est il Monte Amiata, siamo a 300 mt e questa posizione permette di avere dei preziosissimi sbalzi termici tra giorno e notte che permettono ai vini freschezza e complessità.

Riccardo vinifica in biologico da 15 anni, le vinificazioni sono semplici, acciaio per i bianchi e cemento per i rossi, solo il poggio d’oro affina in botte grande.

Le varietà che troviamo in vigna sono il Vermentino, il Sangiovese ed il Ciliegiolo, che si trovano su terreni di argilla e roccia calcarea.

Le Calle come detto deve essere vista nel suo complesso, devono essere provati salumi da cinta senese stagionati nella piccola cantina, salumi veri e rustici dove il pepe è componente fondamentale, i ceci conditi con l’olio di Riccardo, la carne maremmana cotta alla griglia accompagnata dai vini di Riccardo, vini veri che non scimmiottano mode ma accompagnano e completano il cerchio di Le Calle.

Il vino che a mio modo di vedere rappresenta l’azienda è il Campo Rombolo composto da 90% sangiovese e 10% ciliegiolo, macera ed affina in cemento per 18-20 mesi, un vino che come detto esprime il concetto di Le Calle e del Montecucco in maniera perfetta essendo un vino che accompagna perfettamente la tavola elegante ma con profondità non banale.

Si affianca a questo il vermentino la Treggiata che fermenta ed affina in acciaio, vermentino che poco ha da spartire con i cugini di Bolgheri.

Seguono il Poggio d’oro ed il Poggio d’oro riserva che affinano in legno grande rispettivamente per 18 e 24 mesi.

Una menzione particolare è per il Beccaccio vino da uve stramature (stile vinsanto) a base sangiovese 100%, le uve vengono lasciate a surmaturare sulla pianta defogliata, successivamente pressate direttamente il mosto viene messo in caratelli poi riposti nel solaio della cantina sigillati in calce dove rimarranno chiusi per 2 anni poi imbottigliato. Anche questo vino a mio avviso identifica lo stile della cantina dove il dolce e l’ossidazione sono sempre accompagnati da una rusticità che dà al vino una sua identità.

Nicola Venturi
Cacciatore di cibo, esperto selezionatore e collezionista di vini pregiati.

333 27 80 983

nicolaventuri776@gmail.com

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Grappe e distillati

Azienda Agrituristica Cupido

da TuscanEat 17 Dicembre 2020
scritto da TuscanEat

Chi siamo

 

Contatti

Vuoi saperne di più? Scrivi a info@agricupido.it
oppure telefona allo +39 0564 589973 oppure allo +39 338 9399104

Dove siamo

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OlioVino

Fattoria San Vito

da TuscanEat 16 Novembre 2020
scritto da TuscanEat

Chi siamo 

La nostra famiglia possiede il “Podere” San Vito da circa 3 secoli, ma solo dal 1989 conduce direttamente le attività di coltivazione e di trasformazione dell’uva in vino e delle olive in olio sui terreni che hanno da sempre ospitato viti e olivi.
La vicinanza tra le coltivazioni e la cantina  offre il vantaggio di garantire la freschezza delle lavorazioni.
La località San Vito prende il nome da un’antica chiesa risalente all’anno 1000, i cui resti sono stati scoperti nei nostri terreni da scavi effettuati dall’Università di Pisa.

Contatti

Vuoi saperne di più? Chiama o scrivi a +393495972722
whatsapp +393470674838 (info & prenotazioni) info@fattoriasanvito.it

Dove siamo

Video a cura dell’ufficio staff del sindaco e della giunta del comune di Calci

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Olio

Azienda Agricola Ruschi

da TuscanEat 16 Novembre 2020
scritto da TuscanEat

Chi siamo

L’Azienda Agricola Ruschi, sin dal 1700, continuativamente dedita alla coltivazione dell’olivo e produttrice dell’olio extra vergine di oliva. A metà dell’800, allora proprietario il senatore Rinaldo Ruschi, l’olio dell’azienda fu premiato con menzione onorevole nell’Esposizione di Londra, di Parigi, Vienna e di Forlì.

L’azienda, oggi condotta da Cristiana Ruschi, ha ricevuto per il suo olio fruttato medio il primo premio nel 2009 e nel 2013 della provincia di Pisa. L’azienda Ruschi oggi comprende più di 4000 olivi, per un totale di circa 11 ettari collocati sulle pendici della valle di Calci, territorio da sempre ritenuto vocato alla coltivazione dell’olivo.

Negli oliveti sono allevati asini per il controllo dell’erba e per la concimazione. La varietà degli olivi, coltivati su terrazzamenti con i tipici muretti a secco, sono principalmente: razzo, frantoio, mignolo. L’olio extravergine di oliva ha colore giallo oro con toni di verde, odore fruttato leggero, sapore fruttato con leggera percezione di piccante e intensa sensazione di dolce.

L’olio prodotto ha certificazione biologica dalla campagna 2013-2014.

Altri prodotti: confetture e marmellate con frutta dell’azienda.
Con una piccola produzione di lavanda, confezioniamo, inoltre, sacchetti profuma biancheria anche ricamati e “topini”. Con il nostro olio di oliva, invece, sono state prodotte saponette alla profumazione naturale.

Contatti

Vuoi saperne di più? Chiama o scrivi a +39 050 934189 | +39 338 3129540 | info@alpalazzaccio.com
 

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Video a cura dell’ufficio staff del sindaco e della giunta del comune di Calci

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Miele

Apicoltura Tre Colli

da TuscanEat 28 Ottobre 2020
scritto da TuscanEat

Chi siamo

L’Apicoltura Tre Colli è lontana dalle grandi vie di comunicazione e dalle zone ad agricoltura intensiva. La produzione di miele e polline è limitata alle specie vegetali presenti nel comprensorio dei Monti Pisani, come Castagno, Tiglio, Melata di Quercia e essenze della macchia mediterranea.

Lui è l’agronomo Massimo Mirabile e nel 2016, insieme alla moglie Monica, ha dato vita a Apicoltura Tre Colli.  Non solo miele o aceto di miele. L’apicoltura Tre Colli organizza corsi di apicoltura e tecnica apistica frequentati da persone che vengono appositamente a Calci anche da fuori provincia.

Contatti

Vuoi saperne di più? Chiama o scrivi a 347.2881396 info@apicolturatrecolli.it 

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Olio

Azienda Agricola Biologica Papa Nicoletta

da TuscanEat 28 Ottobre 2020
scritto da TuscanEat

Chi siamo

Questa mattina siamo a Montemagno con Nicoletta, titolare dell’azienda agricola biologica “Papa Nicoletta“. Arrivati in via del Chiasso negli anni 80, lei e il marito Stefano producono e vendono dal 1994 olio extra vergine di oliva.

Circa 1000 piante di
olivi secolari, dedizione, sacrifici e un amore viscerale per il territorio fanno di quest’azienda uno dei fiori all’occhiello della Valgraziosa.

Razzo
, moraiolo leccino e trillo: queste le tre specie di olivo che coltiva l’azienda e che producono un olio che non attende altro di esser assaggiato in una delle degustazioni guidate e gratuite a cura di Nicoletta. 

 

Contatti

Vuoi saperne di più? Chiama o scrivi a  349.8408845 info@papanicoletta.it
 

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Miele

Apicoltura La Valle Graziosa

da TuscanEat 28 Ottobre 2020
scritto da TuscanEat

Chi siamo

È arrivato il corriere del polline: miele e prodotti dell’alveare

Oggi siamo alla Baragaglia con Diego Bonanni, titolare della  Apicoltura La Valle Graziosa

Una passione lunga 10 anni che si è tradotta in sacrifici, lavoro e dedizione ma, soprattutto, in un miele e prodotti dell’alveare naturalmente biologici.
Conoscete il miele di castagno e di sulla? E quello di girasole? È arrivato il momento di provarli! 

Contatti

Vuoi saperne di più? Chiama o scrivi a 340.0925293 apicolturavallegraziosa@gmail.com
Dettagli sulle pagine Instagram & Facebook – Apicoltura La Valle Graziosa

Prodotti

Miele di girasole
Miele di tiglio
Miele di castagno
Miele di acacia

Dove Siamo

  • Il miele di Girasole, proprietà e benefici

    da TuscanEat 9 Febbraio 2021

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    da TuscanEat 9 Febbraio 2021

    Il miele di tiglio si presenta in una colorazione piuttosto chiara, ambrata, con la possibilità di scorgere anche riflessi tendenti al giallo-verde nelle sue varietà più pure. Come tutti i tipi …

Video a cura dell’ufficio staff del sindaco e della giunta del comune di Calci

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Olio

Agriturismo Villa Buieri

da TuscanEat 27 Ottobre 2020
scritto da TuscanEat

Chi siamo

L’Azienda Agricola tradizionale, a conduzione familiare, si estende su circa 14 ettari fra bosco, vigna, orto estivo, campi di foraggio e olivi (oltre 1000 piante) dal 2008 appartiene ufficialmente alla nota Strada dell’Olio dei Monti Pisani (denominazione geografica tipica – www.stradaolio.it).

L’Azienda possiede, inoltre, pecore da carne e animali da cortile allevati nel pieno contesto naturale. In occasione del soggiorno, gli ospiti potranno assaggiare il vino e l’Olio Extra-Vergine d’Oliva (direttamente acquistabili in azienda) oltre ad altri prodotti ed ortaggi di nostra produzione.

Durante il soggiorno, sarete guidati all’interno della Villa a visitare la vecchia cucina, il piccolo museo degli attrezzi agricoli e artigianali della vita contadina di un tempo e la cantina con sorgente di acqua naturale.

14 ettari fra bosco, vigna, orto, campi di foraggio e olivi (oltre 1000 piante), l’Azienda possiede un gregge e animali da cortile allevati nel pieno contesto naturale e produce Olio Extra-Vergine d’oliva.


Contatti

 Vuoi saperne di più? Chiama o scrivi a 320 4262069  info@agriturismovillabuieri.com


Dove siamo 

Video a cura dell’ufficio staff del sindaco e della giunta del comune di Calci

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Cultura gastronomica Toscana

La passione del popolo livornese per il Cacciucco

da TuscanEat 4 Settembre 2020
scritto da TuscanEat

Una donna del rione di Borgo Cappuccini porta il figlio di poco più di un anno dal medico:

Il bambino ha il volto paonazzo. “Gli faccia qualcosa, dottore!!” implora la donna.
Il medico gli palpa il pancino rigonfio, chiede alla madre cosa li ha dato, cosa gli ha fatto bere.
“Appena mezzo bicchiere di vino” dice, quella.
“Ma è impazzita? Mezzo bicchiere di vino?Del latte gli deve dare!”.
“Dottore, mi faccia il piacere, dopo il cacciucco cosa gli do, il latte?”

La ricetta del Ristorante La Barcarola

Ingredienti per 6 persone

  • 500 gr. seppie nostrali
  • 500 gr. polpi di scoglio
  • 300 gr. palombo fresco
  • 500 gr. pesce da zuppa
    (gallinelle, cappone, scorfano, ghiozzo nero, tracina, grongo)
  • 500 gr. di cozze
  • 500 gr.di cicale
  • Vino bianco
  • 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
  • Olio
  • Aglio
  • Salvia
  • Peperoncino
  • 12 fette di pane posato e arrostito, pepato e agliato

Procedimento
Togliere le interiora del polpo, pulirlo e tagliarlo a pezzi.
Aprire la seppia, sviscerarla (mettendo da parte il sacchetto con il nero, che potrà essere usato per un buon primo), pulirla e tagliarla a pezzi.
Prendere quindi tutti i pesci da zuppa per squamarli, sviscerarli e togliere le branchie. Se sono piccoli vanno lasciati interi, altrimenti anche questi vanno tagliati a pezzi.
Con le forbici incidere la cicala nella parte superiore del guscio, praticando prima un taglietto orizzontale sopra l’ultimo segmento e dopo due tagli laterali lungo i lati del corpo.
Spellare completamente il palombo e tagliarlo a fette.
Raschiare le cozze, lavarle e rilavarle diverse volte.
Prendere una casseruola non troppo fonda, che può essere di coccio, di rame o acciaio inox. Il fondo deve essere molto spesso, in modo da sopportare una cottura lunga, lenta, costante e non violenta. Mettere la casserula sul fuoco con un fondo d’olio d’oliva, aglio, salvia, peperoncino. Soffriggere. Quindi mettere polpi e seppie tagliati a troccoli e bagnare con il vino bianco; aggiungere il concentrato di pomodoro e cuocere per 20 minuti mescolando.
Quando il polpo e le seppie sono diventati teneri, aggiungere mano a mano prima i pesci da zuppa e poi il palombo.
Una precisazione: le teste dei pesci andrebbero cotte in brodo con gli odori e passate in modo da ottenere un liquido denso. Questo liquido, se versato nella casseruola, darebbe ancora più profumo e sapore al cacciucco.
Lasciare cuocere a fuoco lento ma energico. Aggiungere le cicale e le cozze con il loro guscio. Andare avanti per altri 6-7 minuti finché le cozze non si aprono.
A questo punto mettere il pane agliato e abbrustolito sul fondo di 6 apposite terrine (almeno un paio di fette a persona). Con un grosso ramaiolo attingere pesce e sugo dalla casseruola e versarlo in parti eque nelle terrine.
Ed ecco che possiamo gustarci il nostro cacciucco, naturalmente accompagnato da un buon vino rosso, meglio se giovane.

4 Settembre 2020 0 commneto
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Salse e condimenti

Fabbrica Sughi Toscana – FST

da TuscanEat 19 Febbraio 2020
scritto da TuscanEat
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Cultura gastronomica Toscana

I roventini di Sesto

da TuscanEat 18 Febbraio 2020
scritto da TuscanEat

Fare i roventini è un’arte ormai scomparsa.

Pare che l’ultimo “roventinaio” di professione fosse un certo Luigi Acciaioli detto ”Gigi de’ Pallai” di Sesto Fiorentino.

A suo figlio dobbiamo questa ricetta, laboriosa, ma squisita.

Alla base di tutto c’è Ia cosiddetta ”Pappa”.

In un tegame capace fate soffriggere 5 cucchiai d’olio, due spicchi d’aglio e un rametto di rosmarino. Aggiungete quindi 200 grammi di budelline di maiale o di salsicce.

Bagnate con mezzo bicchiere di vino bianco e quando sarà evaporato unite 250 grammi di pelati e un po’ di noce moscata, cannella e un chiodo di garofano.

Dopo circa 20 minuti aggiungete 100 grammi di mollica di pane, due uova e quattro cucchiai di farina. Rimestate bene e aggiungete un po’ d’acqua se occorre. Cuocete ancora qualche minuto e passate Ia pappa al passatutto.

Unitela infine ad un litro di sangue di maiale. Cuocete a bagno maria per una mezz’ora e poi preparate normalmente i roventini come descritto della ricetta.

I “Roventini” vengono preparati a Firenze, Prato, Pistoia e Siena sia pure con nomi (Migliacci) ed ingredienti diversi.

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Cultura gastronomica Toscana

Che cosa è il Musciame

da TuscanEat 18 Febbraio 2020
scritto da TuscanEat

Il vero musciame (o mosciame) era costituito da strisce di delfino messe in salamoia per un giorno e poi fatte seccare al sole per circa una settimana.

Era un Cibo tradizionale che i marinai versiliesi usavano preparare a bordo delle navi quando capitava di pescare un delfino. AI posto del pane usavano però le gallette bagnate con acqua di mare.

Oggi la pesca di questo mammifero è giustamente vietata per cui il raro musciame che si trova in commercio dovrebbe essere di tonno o di pesce spada.

ll musciame può essere consumato anche semplicemente condito con ottimo olio, sale e pepe e accompagnato con fagioli e Cipolla.

18 Febbraio 2020 0 commneto
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Cultura gastronomica Toscana

Quale Olio?

da TuscanEat 18 Febbraio 2020
scritto da TuscanEat

L’unico olio d’oliva veramente raccomandabile, è quello che Ia legge comunitaria Chiama ”Olio d’oliva vergine extra”.

Secondo detta normativa quest’olio deve avere un’acidità inferiore all’uno per cento (1%)

Il tipo denominato ”Olio d’oliva” è invece una miscela (le proporzioni non sono indicate dalla legge) di olio lampante raffinato e olio d’oliva vergine. Quest’olio ha un’acidità che può raggiungere I’1,5%.

Non vi è quindi dubbio sul tipo di olio da preferire. Ma al di là dei valori chimici quello che conta è Ia provenienza e il tipo di olive impiegate.

Il sapore di un olio del Chianti è molto diverso da quello di un olio di Lucca.

Fortunatamente anche per l’olio si sta sviluppando il gusto della ricerca e gli amanti della grande qualità sono oggi molto numerosi.
Quando erano in funzione i frantoi con le macine in pietra, l’olio che si otteneva si stratificava in tre parti.

Quello più in alto, il migliore, si chiamava ”Paradiso”; lo strato intermedio prendeva il nome di ”Purgatorio”; l’ultimo strato, quelIo che stava in fondo, si chiamava ”Inferno” o olio lampante (cioè da bruciare nelle lampade ad olio).

Oggi non c’è più questa differenza perché tutto il procedimento è in continuo ed automatico. Macchinari modernissimi separano impurità ed acqua con processi di centrifugazione e filtrazione.

Approfondimenti

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Cultura gastronomica Toscana

Capperi e uvetta

da TuscanEat 18 Febbraio 2020
scritto da TuscanEat

Avrete notato che in quasi tutte le ricette di crostini ci sono i capperi.

Questo ingrediente è perfettamente in linea con le tradizioni toscane dal momento che nelle campagne, fin dai tempi più remoti, vi è sempre stata ampia disponibilità di capperi sotto sale.

I fegatini, specie di pollo, hanno un sapore un po’ dolciastro e talvolta stucchevole, per cui I’aspro dei capperi è molto indicato per ravvivare e rendere più appetitosa la preparazione.

I capperi, pur essendo originari dell’Asia Minore e della Grecia, sono da tempo immemorabile coltivati e utilizzati in tutto il Mediterraneo.
Possono essere conservati sotto sale o sott’aceto.
In periodo rinascimentale era in voga una strana ricetta, ancora oggi proponibile come aperitivo.

flower-3493484_1920.jpg

 

Si tratta di ”Capperi e uvetta”.
Prima si ammolla nell’acqua I’uvetta, poi, in una zuppierina, si aggiunge un’ uguale quantità di capperi interi. II tutto viene bagnato con poco succo d’arancia e spruzzato con poca scorza d’arancia grattata.

Di questa ricetta era ghiotto Buonarroti il Giovane, che affermava:

Mangiandoli con uva passera i capperetti rallegrano il cuore e destano l’appetito.

 

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Cultura gastronomica Toscana

I carciofi in Toscana

da TuscanEat 18 Febbraio 2020
scritto da TuscanEat

Anche se il carciofo non è di pretta origine toscana (non se ne parla negli antichi testi di cucina del Trecento), è però certo che nella seconda metà del ‘400 la coltivazione di quest’ortaggio era già diffusa nella nostra terra.

I semi erano giunti dalla Campania dove, per il clima più caldo, era coltivato da tempo immemorabile con il nome greco di “Cynara” (il carciofo è però originario dell’Etiopia).
Solo più tardi prese il nome attuale dall’arabo “Kharshuf”.

Il carciofo trovò in Toscana un formidabile alleato: l’olio d’oliva! Un olio che quando è appena franto, verde e pizzichino, ne ricorda persino il sapore.

Il carciofo toscano, nelle due varietà principali, i saporiti “violetti” e le belle “mamme” empolesi, ha da tempo conquistato le nostre mense sia al naturale, in pinzimonio, che con tante ricette varie e gustose.

Ricordiamo il “Risotto coi carciofi“, la “Garmugia lucchese“, il “Tortino di carciofi“, i “Carciofi in tegame” e i “Carciofi fritti“.
Il carciofo, se consumato crudo, contiene la “cinarina” un principio attivo ad azione lievemente diuretica e digestiva.

Approfondimenti

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Spezie e aromatiche

Azienda Agricola Rita Salvadori

da TuscanEat 23 Luglio 2019
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OlioVino

Fattoria Le Spighe

da TuscanEat 30 Gennaio 2019
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Formaggi

Pian dei Lupi

da TuscanEat 15 Gennaio 2019
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Conserve alimentari

MaremmaVegetale

da TuscanEat 31 Luglio 2018
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OlioVino

Az. Agricola Campochiarenti

da TuscanEat 2 Maggio 2018
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Biscotti e dolci

Nuova Londi

da TuscanEat 18 Aprile 2018
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Prodotti ittici

Ittica Golfo Follonica

da TuscanEat 18 Aprile 2018
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Conserve alimentari

Petti

da TuscanEat 18 Aprile 2018
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Prodotti ittici

Coop. Maricoltura e Ricerca

da TuscanEat 18 Aprile 2018
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Vino

Batzella

da TuscanEat 18 Aprile 2018
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Miele

Apicoltura dr.Pescia

da TuscanEat 18 Aprile 2018
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Vino

Aia Vecchia

da TuscanEat 18 Aprile 2018
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Aziende Agricole

Verde Toscana

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Vino

Tenuta di Montecucco

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Prodotti ittici

Riparbelli Virginio

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